Diamond

Diamond, nome d’arte di Stefano Biagiotti, nasce a Roma nel 1977, la passione e la propensione per il disegno lo portano già adolescente a lasciare il suo tag in strada. Dopo aver frequentato il liceo artistico, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. 

Nel 1998 passa dal Writing alla Street Art, trasferendo frammenti d’arte sia sui manifesti che direttamente sui muri della città. In un’intervista racconta che la madre amava la grafica art noveaux e il padre collezionava fumetti underground. La pittura simbolista di fine ‘800 (Klimt, Schiele, Mucha) è tuttora fonte di ispirazione per il suo lavoro.

Lo stencil è solo una delle tecniche che usa, infatti, alterna spray, pennello, marker, penna Bic, matita, inchiostro giapponese e black ivory. 

I soggetti ricorrenti nelle sue opere sono le lettere, le figure femminili, i tatuaggi, la grafia raffinata e naturalmente il diamante, del quale prende il nome per una sua propensione caratteriale ed artistica all’essere multisfaccettato. 

L’artista ricerca una tipologia antropologica che possa riflettersi nella quotidianità, l’Identikit, come lui stesso l’ha definita: i caratteri chiave dei personaggi che si incontrano in luoghi e situazioni diversissime nella realtà di tutti i giorni. L’intenzione dell’artista non è solo rintracciare caratteri comuni, ma tracciarli all’interno di una Quotidianità. Diamond ama narrare il suo e quindi il nostro mondo, senza mai fossilizzarsi su una singola emozione, ma cercando di narrarle tutte, con un occhio di riguardo proprio per quelle che vorrebbero restare nell’ombra. Numerose le opere e le collaborazioni di Diamond a Roma: la Chinese Room, murale temporaneo presso la Casa dell’Architettura; il mural di Tormarancia in collaborazione con 999Contemporary; le stazioni della metro B San Paolo e Monti Tiburtini; il Bucraino all’ex mattatoio di Testaccio e un tram della linea 19; il più recente lavoro nell’ambito del progetto di Dominio Pubblico è il muro in Via del Commercio in collaborazione con l’artista e amico Solo. Numerosi i lavori anche all’estero, come il muro dell’istituto di cultura italiana a Mosca.

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